“ Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano” (Antoine De Saint-Exupéry)
La psicologia dell’età evolutiva è la disciplina che si occupa dello sviluppo dei diversi aspetti della personalità e delle varie forme di comportamento nel periodo che va dalla nascita fino al termine dell’adolescenza. In questo periodo la personalità acquista, attraverso alcuni processi evolutivi, una maggiore autonomia e maturazione nella comprensione della partecipazione affettiva e di socializzazione.
Questo processo viene diviso in 5 fasi:
- La prima infanzia che va da zero a due anni
- La seconda infanzia da due a sei anni
- La fanciullezza dai sei ai dieci anni
- La preadolescenza dai dieci a tredici anni
- L’adolescenza dai tredici anni in poi
Il passaggio da una fase all’altra comprende spesso un periodo di crisi che risulta essere fondamentale per poter adattare la propria visione del mondo alla maggiore complessità della vita interiore.
Lo psicologo psicoterapeuta dell’età evolutiva lavora con i bambini, adolescenti e adulti quindi lavora con le famiglie e per le famiglie.
Questo professionista si occupa di percorsi rivolti direttamente ai genitori che solitamente vengono definiti “sostegno alla genitorialità” che rappresentano uno spazio di approfondimento e riflessione sul ruolo del genitore. Si occupa dell’infanzia e delle difficoltà incontrate dai bambini durante le diverse fasi dello sviluppo. E’ fondamentale un intervento precoce che infatti costituisce la migliore strategia che un adulto può utilizzare per aiutare un bambino.
Un bambino può attraversare momenti di eccessiva tristezza, di eccessiva irritabilità, di chiusura, di difficoltà a scuola.
Questi e altri comportamenti sono sempre segnali di malessere interno che meritano attenzione. Nei bambini la capacità e la possibilità di esprimere un disagio difficilmente avviene attraverso il canale della comunicazione verbale. Solitamente infatti ciò avviene attraverso comportamenti come per esempio paura di dormire, paura di mangiare, terrori ingiustificati, e/o attraverso sintomi fisici quali ad esempio mal di pancia, mal di testa ecc. L’infanzia infatti rappresenta un periodo evolutivo complesso caratterizzato da un graduale sviluppo cognitivo, fisico e psicologico. Questo particolare momento di evoluzione da un lato implica la maturazione di considerevoli potenzialità e risorse, ma dall’altro può esporre una struttura psicologica delicata a diversi pericoli ambientali.
Fondamentale è la capacità dei genitori e delle persone con cui il bambino è in relazione di saper cogliere i segnali di disagio che il bambino manifesta. Alla comparsa dei primi sintomi spesso gli adulti reagiscono sottovalutandoli. Al contrario è molto importante offrire un significato diverso, e quindi più profondo, a determinati comportamenti per aiutare il bambino a ritrovare uno stato generale di benessere psico-fisico.
Come nel mondo dei grandi, anche nel mondo dei bambini sono presenti alcuni disturbi,condotte,comportamenti,quindi sintomi, per i quali può essere utile consultare questo tipo di figura professionale:
- -alterazioni del controllo sfinterico (enuresi,encopresi)
- -disturbi del sonno
- -disturbi psicosomatici
- -disturbi della condotta
- -difficoltà relazionali
- -disturbi del comportamento
- -disturbi d’ansia
- -difficoltà di apprendimento
- -paure e fobie
- -disturbi del linguaggio
- -disturbi alimentari e della nutrizione
Risulta necessario chiedere la consulenza di uno psicologo-psicoterapeuta dell’età evolutiva per affrontare adeguatamente la situazione quando:
- i comportamenti problematici del bambino non si attenuano nonostante le attenzioni e gli accorgimenti delle figure di riferimento
- ci si rende conto di non riuscire a gestire le proprie emozioni di adulto (rabbia,paura,ansia) davanti a determinati comportamenti del bambino
- non si riesce a individuare una causa particolare per i comportamenti del bambino o quando il motivo è stato individuato ma sembra troppo difficile da gestire
- la situazione sta diventando difficile e faticosa sia per il bambino che per la coppia genitoriale
Il primo incontro di solito avviene con i genitori senza il coinvolgimento del bambino.
Il primo colloquio ha l’obiettivo di affrontare la problematica del bambino ripercorrendone le diverse fasi e mettendone in evidenza le caratteristiche. Questo primo colloquio quindi è utile per capire se un intervento psicologico è necessario o no.
Nel caso in cui è necessario si procede con due incontri diagnostici valutativi nei quali viene coinvolto solo il bambino. Solitamente questa fase viene vissuta dai bambini con tranquillità e non rappresenta motivo di forte disagio o stress. E’ di fondamentale importanza l’apporto dei genitori per avere sia informazioni precise sul bambino,prima fase, sia per il coinvolgimento del bambino nella fase dell’osservazione,seconda fase.
Terminata la fase di osservazione e valutazione, il quarto colloquio verrà svolto solo con i genitori per la fase della restituzione ossia per illustrare ciò che si è potuto valutare e quindi se necessario si programmerà nei tempi e modi l’intervento psicologico. Il coinvolgimento della famiglia è sempre un punto centrale e attivo nel lavoro con i bambini. Solitamente ogni quattro sedute di lavoro con il bambino lo psicologo incontra nuovamente i genitori per monitorare insieme l’andamento del percorso.
- le fasi , l’importanza e il significato del gioco
- la comunicazione verbale e non verbale del bambino
- gli spasmi affettivi
- gli incubi notturni dei bambini
- il controllo degli sfinteri
- la capacità di fare amicizia tra i bambini
- la paura dei bambini
- la nascita di un fratellino o di una sorellina
- il significato e il ruolo dell’aggressività dei bambini
- l’oggetto transazionale
- i diversi tipi e stili di attaccamento
- le regole e i limiti
- la masturbazione infantile
- riconoscere la depressione dei propri figli
- dormire nel lettone
- l’importanza delle fiabe
Spiegare chi sia lo psicologo-psicoterapeuta ad un bambino che dovrà andare a fare una consultazione è fondamentale. Si può fare e si deve fare in modo semplice ma chiaro.
Bisogna perciò dire che è una persona capace di comprendere come i bambini pensano e provano certe emozioni e che può aiutarli a capire quali possono essere i motivi che determinano certi comportamenti, sintomi, paure o difficoltà.
Come per gli adulti infatti, anche i bambini possono vivere delle criticità e dei momenti di difficoltà per esempio in ambito scolastico, familiare,relazionale a cui è necessario prestare la giusta attenzione.
E’ fondamentale essere sinceri con il bambino perché se un bambino manifesta dei sintomi di disagio è importante che possa percepire che i propri genitori ne sono consapevoli e che ci tengono ad affrontare l’argomento.
Sentendosi capito e supportato dai propri adulti di riferimento il bambino può affrontare con maggiore tranquillità il momento con lo psicologo-psicoterapeuta e quindi fare esperienza che i propri genitori non sono “onnipotenti”, fantasia questa abbastanza tipica durante l’infanzia, e che anche loro possono avere bisogno di un aiuto esterno e specializzato. Dal compimento del secondo anno di vita un bambino è in grado di entrare da solo nello studio di uno psicologo.
E’ importante quindi come il bambino si sente emotivamente supportato dall’adulto di riferimento.
Sarà lo specialista a valutare quando fare una osservazione solo con il bambino e quando coinvolgere nella seduta anche i genitori. Più è piccolo il bambino e meno verrà utilizzato come canale di comunicazione preferenziale con lo specialista quello verbale.
Proprio per la particolarità di rivolgersi a un bambino in piena fase evolutiva, la consultazione psicologica con un bambino si avvale di strumenti tipici che riescono a facilitare l’emergere di contenuti, verbali e non, funzionali allo specialista per la comprensione del funzionamento psichico del bambino.
Solitamente nello studio di una psicologo-psicoterapeuta dell’età evolutiva sono presenti materiali per disegnare, colorare, oggetti e giochi di vario tipo come per esempio bambole, costruzioni, animali e puzzle. Nel lavoro con un bambino infatti è il setting ad adattarsi al paziente e non viceversa.