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Intervista sul giornale “Fermento”-Brindisi dal titolo “Insieme per ricucire le ferite dell’anima. Colloquio con la psicologa inviata dal Ministero” a cura di Giovanni Morelli

All’indomani del tragico attentato davanti alla scuola “Morvillo-Falcone”, il Ministro della Pubblica Istruzione, Francesco Profumo, aveva promesso che lo Stato non avrebbe lasciato sola la comunità brindisina, assicurando sostegno per aiutarla a ritrovare la serenità. La riposta dello Stato, oltre che con le indagini da parte di magistratura e forze dell’ordine, è arrivata immediatamente con l’invio a Brindisi, già dal 20 maggio, di una equipe di psicologi ed esperti a supporto dell’istituzione scolastica così gravemente ferita.

A due mesi da quel tragico sabato di maggio, abbiamo incontrato la dottoressa Karen Cicolini, psicologa e psicoterapeuta, che, insieme ad altri colleghi dell’Istituto di Ortofonologia (Ido) di Roma, su incarico dal Ministero della Pubblica Istruzione, sta portando avanti un progetto di sostegno psicologico in favore delle studentesse e dell’intera struttura scolastica del “Morvillo-Falcone” e di tutte le altre scuole di Brindisi.

Dottoressa Cicolini, di cosa vi siete occupati finora?

«L’obiettivo del nostro lavoro a Brindisi è stato quello di favorire il reintegro delle attività didattiche in vista della fine dell’anno scolastico in un clima di collaborazione e di contenimento del sentimento di paura diffuso tra gli studenti, e non solo. Il nostro sostegno psicologico, svolto in collaborazione con gli enti locali, le scuole e i professionisti del settore, ha sostanzialmente cercato di ristabilire una convivenza serena e una elaborazione del trauma subito considerando sia il momento particolare di crescita dei ragazzi, che sono stati i principali destinatari del progetto, sia la situazione di particolare disagio che stavano attraversando».

Cosa significa, in parole povere, “aiutare ad elaborare quanto accaduto”?

«Le attività svolte con i ragazzi hanno avuto l’obiettivo di contenere la sensazione di paura e di disagio diffusa nel post attentato con la finalità di rielaborare l’esperienza traumatica e riappropriarsi dello “spazio-scuola” come luogo fondamentale di formazione e di crescita».

Quali progetti state portando avanti? Di cosa hanno bisogno adesso le ragazze del “Morvillo-Falcone”?

«L’intervento, iniziato il 20 maggio, ha permesso di realizzare per studenti, docenti e famiglie numerosi interventi di sostegno, prevenzione e gestione del disagio. Sono stati attivati sportelli d’ascolto psicologico individuali presso gli istituti di Brindisi e provincia e sono stati realizzati incontri di gruppo con insegnanti, genitori e studenti lavorando direttamente all’interno del contesto classe con i ragazzi e le insegnanti. Inoltre, sono state avviate attività on-line promosse dal portale ire giovani.it tramite il quale i ragazzi sono coinvolti in attività positive al fine di stimolarli ad esprimersi, oltre alla possibilità di usufruire in forma riservata dello sportello psicologico di ascolto».

Che riposta c’è stata da parte dei ragazzi e degli insegnanti? Quante persone ha incontrato in queste settimane?

«La risposta, sia dei ragazzi che degli adulti, è stata positiva nei confronti dell’equipe di psicologi e c’è stata una collaborazione attiva e sentita da parte di tutti, studenti, corpo docenti, personale Ata, segreteria, amministrazione. Abbiamo collaborato in maniera quotidiana e proficua, sia con l’intera struttura del “Morvillo-Falcone”, guidata con serena competenza dal prof. Serratì, preside vicario che ha sostenuto ogni iniziativa, sia con la scuola “Majorana” diretta dal preside Salvatore Giuliano, che con tutte le scuole di Brindisi e provincia con le quali siamo venuti in contatto. Lo confermano le centinaia di richieste di ascolto che abbiamo ricevuto».

Quali sentimenti sono emersi dai ragazzi che ha incontrato?

«Inizialmente erano presenti sentimenti di paura e sgomento, ma accanto ad essi sono emerse le grandi risorse dei giovani, con le quali hanno potuto affrontare con concretezza le difficoltà e realizzato una grande solidarietà, con l’obiettivo di affrontare con più sicurezza il futuro».

Da osservatore esterno, come le è parsa la reazione della comunità brindisina e scolastica a quanto accaduto?

«Tutti hanno subito realizzato l’importanza di reagire e si sono attivati per non farsi abbattere dalle paure e non trasmetterle ai giovani».

Quali conseguenze a lungo termine può avere l’attentato del 19 maggio sulle ragazze ferite?

«Le cicatrici sono sulla pelle e sull’anima e queste ferite devono essere affrontate per poter tornare presto ad una vita normale».

Con quale stato d’animo i ragazzi torneranno a scuola a settembre?

«Grazie alla collaborazione dei docenti delle scuole è stato possibile rimettere in carreggiata gli studenti dopo la prima settimana di confusione in seguito all’attentato terminando le interrogazioni, effettuando gli scrutini di fine anno, organizzando i corsi di recupero per i ragazzi con i debiti scolastici e relativi esami di riparazione. L’obiettivo di evitare la dispersione scolastica è stato pienamente raggiunto, sia ottenendo la frequenza totale degli studenti fino all’ultimo giorno di scuola, sia evitando che calassero le iscrizioni all’Istituto “Morvillo-Falcone”. Dai primi giorni di Settembre continuerà l’intervento di sostegno psicologico, ma ci sono tutti i presupposti per un ritorno numeroso e positivo poiché la scuola ha rappresentato, in un momento difficile e di smarrimento per tutti, un punto di forza, di unione e legame importante, insomma un luogo di aggregazione fondamentale per i ragazzi, ma anche per gli adulti».

Cosa possono fare gli studenti del “Morvillo-Falcone” in modo che la memoria di Melissa Bassi non resti solo un triste e vago ricordo?

«I ragazzi hanno già saputo utilizzare le proprie risorse in modo positivo, costruttivo e “libero dalla paura che blocca” poiché hanno già progettato e realizzato importanti e significativi eventi che loro hanno ideato e noi abbiamo supportato. Alcuni esempi sono la Santa Messa svolta all’interno della scuola, il giardino commemorativo nel cortile dell’istituto scolastico, il corteo cittadino, la fiaccolata, la targa, il murales e l’aver intitolato a Melissa la palestra della scuola. Insomma, esempi che ci fanno capire come i ragazzi siano stati capaci di convogliare le loro energie in modo propositivo e produttivo e di utilizzare, facendosi supportare, le risorse che la scuola, fin da subito, ha messo loro a disposizione».

Cosa ci fa ancora a scuola, in piena estate, lo psicologo del Ministero?

«L’equipe dell’Istituto di Ortofonologia, in considerazione della situazione sociale e psicologica della popolazione brindisina e degli studenti, ha promosso il progetto “R-estate e scuola” con l’obiettivo di sostenere gli studenti fino all’inizio del nuovo anno scolastico e di mantenere in vita quella partecipazione e quella condivisione che sono state raggiunte nella prima fase dell’intervento e che costituiscono l’elemento portante di un buon andamento della scuola. Abbiamo organizzato, sempre in collaborazione con gli enti territoriali, dei laboratori creativi e workshop su tematiche specifiche che si stanno svolgendo all’interno della scuola “Morvillo-Falcone” ma che sono aperti a tutti gli studenti di Brindisi e provincia. Questi laboratori, tenuti dai docenti della scuola “Morvillo-Falcone” e dai nostri esperiti di ire giovani.it, rappresentano per i ragazzi una occasione per impegnare in modo costruttivo il proprio tempo, nonché per valorizzare la loro creatività e vitalità acquisendo competenze utili. Inoltre dal giorno dopo del tragico evento è stato reso disponibile uno sportello di ascolto psicologico on-line sul portale ire giovani.it ».

Oggi, per qualsiasi emergenza, è sempre presente lo psicologo. Significa che non siamo più capaci di affrontare da soli, dolore, lutti, tragedie e disgrazie?

«Essere accompagnati con competenza nell’affrontare i grandi traumi aiuta ad uscire prima dalle situazioni di angoscia che in questi casi si sopiscono e successivamente tornano all’improvviso minando il presente e il futuro della persona. Non dobbiamo dimenticare che la risposta dell’adulto è diversa, almeno per l’esperienza dovuta all’età, i giovani devono essere aiutati per non subire silenziosamente le proprie paure ed evitare che prendano “scorciatoie” che possano sembrare ai loro occhi soluzioni che si rivelano drammatiche per la loro crescita».

Giovanni Morelli

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