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Secondo la dottoressa Bruna Silvidii,  psicologa alla Asl di Pescara, sono tanti i teenager disposti a varcare la soglia del limite. Talvolta le esperienze di giovani e giovanissimi sfociano in violenza e autolesionismo

Non sono troppo lontane da noi le storie di chi, dal voler sperimentare il sesso si avvicina alla violenza, all’autolesionismo. Secondo la dottoressa Bruna Silvidii, dirigente psicologa e psicoterapeuta del dipartimento di salute mentale della Asl di Pescara, sono tanti i giovani disposti a varcare la soglia del limite, soprattutto quando la loro identità è garantita da una barriera, ad esempio da un computer. Questo, per la verità, accade soprattutto nella seconda adolescenza, dopo i sedici anni, quando il ragazzo ha già vissuto le sue prime esperienze. «In molti casi assistiamo», spiega la psicologa, «a un’alienazione rispetto alla realtà che determina comportamenti violenti come l’autolesionismo, il sadomasochismo, il legame libero, il bondage».

Quest’ultimo aspetto appare quello più sconvolgente perché consiste nella limitazione, durante il rapporto sessuale, dei movimenti di alcune parti del corpo. Pratiche che vanno dal bondage verbale, che consiste in un mero ordine da eseguire, fino all’uso di corde, catene, manette, ganci, camicie di forza, e che possono comportare rischi gravi per la salute e per l’incolumità della persona che vi è sottoposta.

Autolesionismo, dice la specialista, «è la volontà di farsi del male poiché manca l’autostima. Questo accade a giovani che incappano in storie con partner più grandi, magari conosciuti in chat, che non accettano un rapporto libero e non riescono a gestire questa sofferenza. Diventano quindi violenti, si fanno del male, hanno atteggiamenti persecutori». Situazioni estreme, ma non così tanto lontane dalle realtà troppo spesso nascoste. «Ritengo che i giovani debbano avere più spazi di transizione per esprimersi e per tirar fuori le proprie curiosità rispetto al sesso. Spazi cioè diversi dalla struttura sanitaria, dalla scuola e dalla casa, nei quali poter comunicare con specialisti che utilizzano anche altre forme rispetto alla parola».

Insomma, il lato più pericoloso della sessualità sembra essere figlio del supporto virtuale, di internet e del pc. Attraverso tali strumenti gli adolescenti possono essere messi in contatto con situazioni, pratiche, concetti che determinano comportamenti malsani. «Avviene nel cyberspazio», conclude infine la Silvidii, «uno sganciamento totale tra mente e corpo. La sessualità diviene virtuale, non più autentica, assolutamente svincolata da qualsiasi forma di attaccamento e a volte perversa».

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